A novembre 2019 Roberto Stucchi, storico e valido responsabile dell’area sociale, dopo 30 anni di apprezzato servizio nel comune di Rivolta, va in pensione.
Da quella data il servizio socio-culturale, che per anni è stato fiore all’occhiello dell’organizzazione amministrativa Rivoltana, ha avuto il crollo organizzativo che l’attuale amministrazione non ha saputo/voluto riorganizzare. Attualmente infatti il comparto che, causa COVID, dovrebbe essere potenziato e funzionare al massimo regime, è gestito da un responsabile d’area impegnato per 12 ore settimanali, un solo assistente sociale attivo e due preziose assistenti amministrative, che contribuiscono a mantenere attivo quel poco di organizzato che è rimasto.
Da sottolineare che dopo il pensionamento di Stucchi un valido dirigente di profilo D (il massimo) come Graziano Pirrotta poteva essere nominato Responsabile della Area Sociale, ma si preferì non coprire l’incarico assegnando la responsabilità della Area Sociale alla Dirigente della Area Amministrativa. Il risultato fu che Pirrotta è andato in aspettativa a dirigere l’Azienda Sociale Cremonese. Come dire: mancata valorizzazione di risorsa interna, perdita della stessa e grave criticità nella Area di Competenza.
Come detto, il servizio è stato accorpato alla gestione dell’Area Amministrativa degli Affari Istituzionali, insomma… da quasi due anni il servizio socioculturale non ha più una sua identità e non risponde più in termini di efficienza alle reali esigenze del sociale.
Periodo COVID a parte, il problema nasce da lontano.
Trova la sua origine nell’incapacità degli Amministratori di provvedere, per tempo, a garantire ai servizi sociali, culturali e scolastici la necessaria continuità assistenziale. La criticità si è manifestata con la difficoltà di risposta alle richieste quotidiane che arrivano in comune e che puntualmente non hanno la dovuta attenzione a causa della mancanza di risorse.
Rivolta d’Adda non è più in grado di fornire progettualità e lungimiranza organizzativa dei servizi sociali, non è più capace di avere cura delle proprie persone. Non si intravedono stimoli innovativi e si avverte invece sconforto dei cittadini pesantemente provati e scoraggiati nei rapporti con l’ente locale.
Ad esempio è crollato il livello qualitativo della mensa scolastica senza che venissero recepiti dalla Area Sociale le innumerevoli segnalazioni e lamentele degli utenti, certificando la incapacità di questa amministrazione di ascoltare e trovare correttivi adeguati. Alla politica è giusto chiedere strutture consone alla ricostruzione del senso di comunità e conforto e occorre collaborare per nuove idee e per trovare le giuste soluzioni. Ad ognuno deve essere data la possibilità di migliorarsi e l’opportunità di avere maggior fiducia in ciò che fa e nei propri mezzi.
Questa è una vera occasione anche per tutti noi, chiamati a scegliere chi dovrà avere questo atteggiamento e chi si dovrà prendere cura del prossimo, senza discriminazioni di sorta o linee preferenziali ma puntando chiaro l’obiettivo di risollevare le sorti di un’intera comunità abbandonata a sé stessa.
Questo è ciò che dovremo fare, insieme.
di MARIANNA ELENA PATRINI
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